Clima, cos’è la riforma Ets bocciata dall’Europarlamento

(Adnkronos) – La riforma del sistema Ets, bocciata dall’Europarlamento, è uno dei tasselli fondamentali del Pacchetto clima, il cosiddetto Fit for 55, ovvero l’insieme di leggi e regolamenti con cui l’Ue vuole mettersi in carreggiata per tagliare le emissioni del 55% entro la fine di questo decennio. L’Emissions Trading System è una sorta di ‘borsa’ delle emissioni di gas serra che il rapporto firmato dall’esponente tedesco del Ppe, Peter Liese, avrebbe rivisto, diminuendo fino ad azzerare le quote gratuite. Ora tornerà alla commissione Ambiente e un nuovo voto in plenaria non arriverà prima di settembre.  

Come funziona? Il sistema di scambio delle emissioni obbliga più di 11.000 centrali elettriche e fabbriche a richiedere un permesso per ogni tonnellata di CO2 che emettono. Questo è un chiaro incentivo a inquinare meno: meno si inquina, infatti, meno si paga. Le industrie devono comprare queste quote attraverso aste e il prezzo segue le regole della domanda e dell’offerta. Alcune quote sono state date gratuitamente, per evitare che -in alcuni settori a rischio- le industrie si trasferissero in regioni con meno restrizioni ambientali. 

Regolamentazione del prezzo del carbonio. A seguito della crisi finanziaria del 2008, i permessi erano molto poco costosi poiché la domanda era scesa ma l’offerta rimaneva invariata.Avere un grande surplus e prezzi bassi scoraggia le aziende dall’investire in tecnologie verdi, ostacolando così l’efficienza del sistema nella lotta ai cambiamenti climatici. Come soluzione, è stata creata una Riserva stabilizzatrice del mercato (MSR) per allineare meglio l’offerta e la domanda di quote inserendo le quote in eccesso in una riserva, dalla quale possono essere liberate in caso di carenza. 

La riforma nell’ambito del Green Deal europeo. L’Ue ha lavorato a un aggiornamento per allineare il sistema di scambio delle emissioni agli obiettivi di riduzione delle emissioni più elevati del Green Deal europeo. La Commissione ha proposto di ridurre le emissioni del settore del 61% entro il 2030. Le modifiche proposte includevano un limite massimo ridotto per le emissioni annue nel settore, regole riviste per le quote gratuite e la Riserva stabilizzatrice del mercato, l’estensione del regime al trasporto marittimo e la creazione di un sistema di scambio delle emissioni separato per gli edifici e il trasporto su strada. 

Cosa chiedeva il Parlamento? Gli europarlamentari volevano rilanciare l’ambizione della proposta della Commissione diminuendo ulteriormente il numero di quote annuali disponibili fino al 2030. Chiedevano anche che l’incenerimento dei rifiuti urbani sia incluso nel settore a partire dal 2026. Le quote gratuite sarebbero dovute scomparire entro il 2030, quando il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera sarebbe stato pienamente operativo. Il meccanismo avrebbe applicato un prezzo del carbonio alle merci importate da paesi meno ambiziosi e impedirebbe alle aziende di spostare la produzione in un paese con norme meno rigorose sulle emissioni di gas serra. 

Cosa è successo. Prima dello stop, e della bagarre politica per un voto che ha mandato in frantumi la maggioranza Ursula, l’Europarlamento aveva approvato l’estensione del sistema di scambio di emissioni Ets ai trasporti marittimi e a inceneritori e termovalorizzatori dei rifiuti municipali. Ma anche questi capitoli, ora, potrebbero essere rivisti insieme all’intera riforma.  

 

(Adnkronos)