(Adnkronos) – Come è stata la gestione della pandemia di coronavirus in Italia, tra contagi, regole e misure restrittive e vaccino anti Covid? Gli esperti, interpellati dall’Adnkronos Salute, danno le pagelle ai governi Conte e Draghi.
“Credo che la pandemia” Covid “in Italia sia stata complessivamente gestita bene” e volendo stilare una pagella “sicuramente al governo Draghi darei forse un bel 9 perché, a mio avviso, le cose sono state fatte molto bene. Al governo Conte, invece, con tutte le attenuanti date dal fatto che della pandemia si sapeva molto poco, darei una sufficienza, perché nel complesso le cose non sono state fatte male, mentre sulla scuola mi sentirei di non andare oltre il 5 perché si è stati un po’ troppo chiusuristi, e i nostri ragazzi ne pagano ancora le conseguenze”. Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, che “sommando i voti del primo quadrimestre (governo Conte) e del secondo (governo Draghi), vede un buon 7 finale in pagella”.
“Il governo Conte – premette l’infettivologo genovese – ha avuto la sfortuna di arrivare per primo su una epidemia di cui si sapeva poco e quindi si è navigato molto a vista. In una prima fase si sono prese decisioni corrette, forse meno condivisibile e meno corretta invece la chiusura delle scuole per così tanto tempo, rispetto anche ad altri Paesi, che ha danneggiato molto i nostri ragazzi, che ancora oggi ne portano addosso le conseguenze. Questa visione da parte del governo Conte dunque – prosegue – è stata troppo di cautela almeno per quanto riguarda le scuole, le chiusure e le riaperture”.
Promossa invece “a pieni voti” la gestione del governo Draghi, “soprattutto con il cambio alla guida della Struttura commissariale e l’arrivo del generale Figliuolo, che ha permesso di fare forse una delle migliori campagne vaccinali al mondo, di raggiungere risultati straordinari, e di dare così la possibilità a tutti di fare quasi qualsiasi cosa. Bene anche la capacità di reazione nel momento in cui il virus si è depotenziato – sottolinea Bassetti – e questa apertura premia sicuramente il governo Draghi, che sicuramente, va detto, è stato anche più fortunato perché si è trovato a gestire una fase con più evidenze e consapevolezze”. La buona gestione della pandemia però, conclude l’infettivologo, “è stata il frutto di un lavoro continuato e coordinato da parte di tutti, soprattutto dei consulenti, a partire dal Cts, che qualche volta io ho criticato, ma che credo abbia fatto un ottimo lavoro”.
Italia promossa o bocciata nella gestione del Covid? “Dobbiamo sempre ricordare che siamo stati i primi ad essere colpiti, e siamo stati presi ‘alle spalle’. Non sarebbe stato facile per nessuno fare meglio. Ci sono delle attenuanti. Detto questo va sottolineato che l’organizzazione sanitaria, già logorata da anni di tagli, di disattenzione alla prevenzione, di scelte superficiali ha mostrato drammaticamente la corda”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Massimo Galli, ex direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, riflettendo sulle scelte dei governi Conte e Draghi nell’affrontare l’emergenza pandemica.
“I governi che si sono succeduti in Italia hanno dovuto affrontare l’emergenza partendo da una serie di eventi sfavorevoli – ribadisce – che avrebbero messo in imbarazzo qualsiasi governo. Non credo che nessun altro Paese europeo avrebbe potuto evitare ciò che è successo a noi all’inizio. In altri Paesi la pandemia è arrivata quando l’allarme era suonato in modo molto evidente. Per il resto, come si dice a scuola, avrebbero potuto fare meglio, ma questo è fin troppo facile da dire a posteriori”.
La pandemia, quindi, “ha impietosamente messo in evidenza come decenni di tagli alla sanità, di abbandono del territorio e della prevenzione, ci avessero messo in grave difficoltà. L’organizzazione di partenza era assolutamente insufficiente”, conclude Galli.
“Seppure dare un voto ai governi nella gestione di una pandemia non è cosa facile” la pagella per l’Italia sul fronte Covid “sia del governo Conte che dell’esecutivo Draghi, vede un “meno che sufficiente”. Così all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, evidenziando soprattutto “un errore imperdonabile, attribuibile a entrambi i governi, sulla comunicazione che – dice – è stata un vero disastro, ha creato confusione, terrore, panico nelle persone, con un disastro economico conseguente. E ultimamente – aggiunge – ha anche creato contagi perché ha dato delle false informazioni”.
Gismondo però sottolinea il fatto che “la responsabilità non sia esclusivamente da imputare solo a chi ha gestito la pandemia, perché siamo stati colti in una impreparazione che ha radici anche precedenti a questi governi”.
Per quanto riguarda poi il confronto della gestione italiana con quella di altri Paesi, a partire da quelli europei, “per tanto tempo ci hanno venduto l’Italia come prima nella gestione della pandemia mentre non è andata affatto così”, afferma. “Se vogliamo usare un parametro abbiamo avuto più restrizioni degli altri e più morti degli altri. Dunque non è vero che siamo stati i primi, siamo stati nella media e ci siamo barcamenati con quello che avevamo”.
“Promozione piena per l’Italia nella gestione della pandemia”. A dare ‘buoni voti’ ai governi Conte e Draghi per le politiche di contrasto al Covid è l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento. “Non bisogna mai dimenticare – dice all’Adnkronos Salute – che l’Italia è stata la prima nazione occidentale ad affrontare la pandemia. Già per questo handicap iniziale, il nostro governo meriterebbe almeno un voto in più in pagella. Meritevole il grande sforzo di non cedere troppo alle sirene dell’economia. Questo merito va anche attribuito, in gran parte, al ministro della Salute Roberto Speranza. Altra menzione non da poco l’apporto del generale Figliuolo per l’organizzazione della campagna vaccinale, fra le più efficienti in Europa. Quindi promozione piena”.
“L’Italia ha complessivamente approcciato nel modo più giusto, ragionevole e prudente la pandemia, attraverso la modalità di mitigazione della diffusione del virus cercando di equilibrare, pur in mancanza di un manuale di gestione, le esigenze di libertà, psicologiche, economiche e di salute” è il bilancio tracciato dal virologo Fabrizio Pregliasco dell’università di Milano, in vista della fine dello stato di emergenza il 31 marzo, e promuove l’operato sia del governo Conte che quello Draghi, chiamati a gestire però fasi della pandemia diverse fra loro.
“I due governi – commenta il virologo – hanno gestito aspetti diversi della pandemia: il primo ha affrontato lo tsunami improvviso, quello che colpì soprattutto la Lombardia e in cui eravamo il secondo Paese al mondo, cercando delle soluzioni. Ed è facile, come sempre, a posteriori dire che ci sono stati errori – osserva – ma sono state fatte delle scelte che in quel momento si potevano fare e si ritenne utile fare. Il governo Draghi si è trovato di fronte a una situazione incanalata, pur nelle nuove emergenze pandemiche, che ha saputo affrontare con una maggiore consapevolezza”. Dunque, l’Italia “credo abbia complessivamente gestito nel modo giusto, ragionevole e prudente la pandemia”, conclude.