(Adnkronos) – Elly Schlein lo aveva messo tra i punti prioritari dell’agenda Pd nel discorso ai parlamentari dem riuniti l’altro giorno alla Camera. “Sul Pnrr il governo è indietro e l’Italia non può permettersi di fallire, il Pd vigilerà con grande attenzione”. La conferma delle difficoltà del governo arriva nemmeno 24 ore dopo, direttamente dal ministro Raffaele Fitto. Immediata la reazione dem. Il primo atto da presidente dei deputati di Chiara Braga è stata proprio la richiesta, in conferenza dei capigruppo oggi a Montecitorio, di avere in aula con urgenza il ministro Fitto. “Hanno risposto che bisogna aspettare la commissione Ue… noi continueremo ad insistere”, dice Braga ai cronisti.
Ma il Pnrr è solo uno dei punti dell’opposizione a tutto campo che il Pd di Schlein sta mettendo in atto in Parlamento. E fuori. Sui diritti dei figli delle coppie omogenitoriali, la questione oggi è stata portata in Europa e i dem si schierano al fianco dei sindaci nella battaglia sulle trascrizioni dei bimbi. Il Pd sarà in piazza il 12 maggio, alla manifestazione organizzata a Torino dal sindaco Stefano Lo Russo, quello di Roma Roberto Gualtieri, di Firenze Dario Nardella, di Napoli Gaetano Manfredi tra gli altri. “L’Unione spinga il governo ad essere chiaro: vogliono allearsi con Polonia e Ungheria o vogliono accettare lo spirito sociale europeo?”, ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala, oggi a Bruxelles. Grazie a Pd e Verdi europei è stato calendarizzato il dibattito al Parlamento di Strasburgo proprio sulla situazione italiana.
A questo si aggiungono altri fronti aperti con l’attacco al codice degli appalti approvato ieri in Cdm e l’inserimento di quello che viene definito un “nuovo condono fiscale” all’interno dell’ultimo Dl bollette. Su appalti e Superbonus il Pd sarà in piazza sabato con i sindacati. Una delle tante ‘piazze’ con cui il Pd di Schlein cerca di riconnettersi. Dice Braga: “Dobbiamo tenere insieme le battaglie che facciamo nei palazzi istituzionali e quelle che facciamo nel Paese, nelle piazze, raccogliendo quella grande mobilitazione su tanti temi: scuola pubblica, diritti, temi economici e sociali. E’ fondamentale che ci sia il Pd, dobbiamo essere lì”.
Intanto “a giorni”, dice Braga, dovrebbe essere chiuso il ‘pacchetto assetti’ con la segreteria e gli uffici dei presidenza dei gruppi. Su questo potrebbero confrontarsi Schlein e Stefano Bonaccini, domani di rientro da alcuni giorni negli Usa. Ieri la segretaria ha detto che i contatti sono frequenti parlando alle assemblee dei gruppi di Senato e Camera dove non sono mancati strascichi polemici sulla questione dei capigruppo. Particolarmente esplicite le critiche di Lorenzo Guerini che pure ha lasciato intendere che non si tirerà indietro sulla gestione unitaria.
Dunque, ci sarà una segreteria allargata alla minoranza. Un incastro che si interseca anche con le aspirazioni di quelle aree della maggioranza dem rimaste per ora fuori con l’elezione di Boccia al Senato e di Braga, franceschiniana, alla Camera. Si parla di quale ruolo per Peppe Provenzano. Come, nel fronte ‘bonacciniano’, si parla della necessità che vi sia un vicesegretario della minoranza a fianco di Marco Furfaro che sembra proiettato verso quel ruolo. Pina Picierno, magari? Si vocifera di uno schema che prevede 4 deleghe in segreteria per la minoranza. I nomi sono quelli di Picierno, appunto, e poi Alessandro Alfieri, Davide Baruffi, Simona Bonafè. Una partita che si intreccia anche con la composizione degli uffici di presidenza dei gruppi.
Intanto, la prima uscita di Francesco Boccia da neocapogruppo sul fatto che possono esserci più punti di convergenza tra dem e pentastellati che con i centristi, fa discutere sia Terzo Polo che M5S. Per Carlo Calenda, “Boccia definisce, per una volta con chiarezza, la linea del Pd: ‘solo e sempre con i 5S’. Apprezzabile sincerità”. Mentre Giuseppe Conte coglie la palla al balzo per tirare i dem sulla vicenda Ucraina: sul tema dell’invio di armi “voglio prendere come un buon auspicio che il neo capogruppo al Senato del Pd dica che lavorerà per delle convergenze”. Ma il tema tra i dem non è discussione. Lo rileva lo stesso Calenda: “L’unico punto su cui Pd e M5S non sono in sintonia è l’Ucraina”. E c’è anche un nuovo fronte che si staglia all’orizzonte: quello della Rai. Schlein ha denunciato che “la destra intende un po’ troppo metterci le mani” e ieri alla Camera ha assicurato che presto si occuperà del dossier. (di Mara Montanari)