(Adnkronos) – Ultime limature per le liste di Forza Italia. I vertici del partito sono chiusi in ‘conclave’ da stanotte per provare a uscire dal complicatissimo risiko delle candidature, che si preannuncia, soprattutto per il proporzionale, un vero e proprio bagno di sangue. Con varie esclusioni eccellenti, visto che a causa delle insidie del Rosatellum, del taglio del numero dei parlamentari e del calo di consensi di Fi rispetto al passato, sarebbero a rischio non solo i peones ma anche big e ‘vecchia guardia’. Il ‘corpaccione’ del partito è in ansia da giorni e per molti l’attesa è diventato uno stillicidio. Veleni e vecchi rancori, come sempre accade, riemergono proprio nei momenti più delicati.
I malumori sono tanti, dunque, anche forti, soprattuto quelli legati al caso della padovana Elisabetta Alberti Casellati, attuale presidente del Senato, ‘catapultata’ in Basilicata dopo il ‘trasloco’ della bolognese Annamaria Bernini, capogruppo azzurro a palazzo Madama, nel maggioritario del Veneto. Uno ‘scambio’ che ha scontentato tutti nei territori delle due Regioni di riferimento.
Nel mirino c’è lo stato maggiore forzista, ma c’è chi se la prende anche con Silvio Berlusconi, cui spetta ultima parola e che avrebbe dato il via libera a questi cambi di casella. La scelta di mandare Bernini fuori dal suo territorio e di spostare Casellati in terra lucana avrebbe dato inizio a un effetto domino che sta alimentando tensioni nelle ore decisive per la presentazione dei nomi.
In Basilicata c’è stata una vera e propria rivolta alla notizia dell’arrivo della Casellati, che comporterebbe esclusioni eccellenti, a cominciare da quella del coordinatore regionale e sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles, storico esponente forzista. Una rivolta sedata in extremis grazie alla mediazione di Moles, che sarebbe riuscito a convincere i dirigenti lucani, amareggiati da quanto successo e determinati a rinunciare alla loro candidatura, a ritornare sui loro passi, per spirito di servizio.
Restano i forti maldipancia in Veneto dove la decisione di ‘dirottare’ in Basilicata Casellati è stata accolta con stupore e delusione, per la mancata candidatura di figure di spicco e soprattutto radicate a livello locale. Le ultime liti interne e gli strascichi della caduta del governo Draghi già avevano messo a dura prova la tenuta di Fi e il suo rapporto con il tessuto produttivo.
E questa sarebbe la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Da qui l’insofferenza di Dario Bond, vicecoordinatore regionale forzista, pronto a dire addio al Cav. Dopo il caso Casellati-Bernini, da Nord a Sud, si sarebbero levate richieste di rappresentanti legati al territorio.