(Adnkronos) – L’America al voto per le elezioni di midterm 2022. Non si è risparmiato Joe Biden in questi ultimi giorni di campagna elettorale, girando l’America in lungo a largo, anche con Barack Obama al fianco, per lanciare l’allarme sul rischio per la democrazia di una vittoria di un partito repubblicano controllato “dall’estremismo” dell’ala trumpiana. Ma l’ultimo sprint del presidente democratico, che il 20 novembre compie 80 anni, non sembra essere riuscito a fermare il vento che ormai da settimane soffia sempre più deciso in favore dei repubblicani, proiettati, secondo i pronostici, verso una netta vittoria nelle elezioni di midterm.
A spingere in favore dei repubblicani è principalmente la frustrazione degli americani per l’inflazione, con l’aumento dei prezzi della benzina e beni alimentari, insieme alle critiche per una politica democratica percepita come non abbastanza severa con criminalità ed immigrazione. Insomma, il vecchio adagio clintoniano ‘it’s the economy, stupid’ si è trasformato in ‘it’s inflation, stupid’, questa volta a scapito dei democratici che invece puntavano sul altri temi, in particolare l’aborto, per difendere la loro ristretta maggioranza al Congresso. Senza contare che ormai è diventata una tradizione che le elezioni di metà mandato si trasformino in uno schiaffo per il presidente in carica e il suo partito.
Così tutti i pronostici danno vincenti alla Camera i repubblicani – che hanno bisogno di vincere solo 5 seggi per rovesciare gli attuali rapporti di forza di 222 a 213 in favore dei democratici – con l’unica incognita su quanto sarà ampia la loro maggioranza. Una risposta che potrà arrivare dai 26 duelli che, secondo i sondaggi dell’ultima ora di Politico, rimangono ancora aperti.
Diversa la situazione al Senato, dove attualmente c’è una situazione di parità 50-50 – con i democratici che hanno la maggioranza grazie al voto della vice presidente Kamala Harris, che è la presidente della camera alta – e la partita domani appare destinata a essere giocata fino alla fine sul filo del rasoio.
A differenza della Camera, che viene interamente rinnovata ogni due anni, al Senato il mandato è di 6 anni, quindi, ogni due anni viene rinnovato circa un terzo dei 100 senatori, per l’esattezza 35 domani, perché si dovrà sostituire anche un senatore dell’Oklahoma che si è ritirato. Secondo il sondaggio pubblicato oggi da Politico, sono sei i duelli che potranno decidere chi guiderà il senato. Quattro di questi seggi sono attualmente in mano ai democratici – Arizona, Georgia, Nevada e New Hampshire – e due ai repubblicani – Pennsylvania e Winsconsin – facendo quindi pendere un po’ più in favore di questi ultimi la bilancia delle possibilità.
Oggi si vota, inoltre, per eleggere 36 governatori, e centinaia di sindaci e funzionari locali. L’importante tornata elettorale è quindi il primo test per la democrazia Usa dopo le contestazioni elettorali di Donald Trump e l’assalto al Congresso da parte dei suoi sostenitori per impedire la ratifica della vittoria di Biden.
Biden e i democratici stanno sollevando l’allarme sul fatto che per i repubblicani vi siano in lizza, a livello nazionale e statale, tantissimi candidati trumpiani – il Washington Post ne ha contati 299 – che si ispirano non solo al programma dell’ex presidente, ma sono come lui ‘negazionisti’, cioè mettono in dubbio la legittimità della vittoria elettorale di Biden. Con candidati governatori e altri incarichi che danno il controllo del processo elettorale negli stati che promettono, o minacciano, drastiche revisioni dei sistemi elettorali.
Da parte sua Trump punta su questo esercito di suoi candidati che affermano l’illegitimità delle elezioni del 2020, per trasformare il voto di oggi, in una rivincita su Joe Biden. E in un trampolino di lancio una sua nuova candidatura alla Casa Bianca, a cui da giorni, durante i comizi a sostegno dei candidati, continua a fare riferimenti per nulla velati, assicurando che arriverà un annuncio “molto presto”. E il suo entourage che fa già trapelare una data, il 14 novembre, a pochi giorni dalla prevista vittoria repubblicana, che l’ex presidente punterebbe così a intitolarsi.