“Far lavorare sanitari positivi con tre dosi nei reparti Covid”

“La pressione sugli ospedali sta crescendo in maniera esponenziale”, e siccome “siamo in un momento di emergenza dobbiamo ragionare in termini di emergenza: i medici e gli infermieri positivi al tampone per Covid-19, ma asintomatici e con tre dosi di vaccino fatte, credo possano lavorare nei reparti Covid. Prevedere quarantena e isolamento in questo momento è inutile e dannoso al sistema”. Parola di Nino Mazzone, direttore del Dipartimento di Area medica, cronicità e continuità assistenziale all’Asst Ovest Milanese, che “dalla prima linea” affida all’Adnkronos Sallute una proposta forte “per affrontare la nuova ondata epidemica” spinta dalla variante Omicron. 

Specialista in medicina interna, ematologia, immunologia clinica e allergologia, nel novembre 2020 Mazzone si ritrovò ricoverato per Covid nel reparto che dirige all’ospedale di Legnano e da allora è tra i capofila di una ‘corrente controcorrente’: “I guariti da Covid-19 non andrebbero vaccinati – sostiene – perché sviluppano un’immunità drammaticamente diversa dai vaccinati, una protezione robusta, duratura e di alto livello”. Una posizione supportata da “diverse evidenze scientifiche” più volte ricordate dall’esperto, nonché da uno studio pubblicato dal suo stesso team su ‘Jama Internal Medicine’ e commentato da un esponente del board degli editor di Jama.  

Alla tesi che ripete ancora oggi, Mazzone aggiunge ora un altro appello: permettere ai sanitari Covid-positivi tri-vaccinati e asintomatici di lavorare nelle corsie che assistono pazienti contagiati da Sars-CoV-2. “Questo permetterebbe di recuperare risorse in un momento difficile, liberando medici e infermieri per far funzionare reparti non Covid, area medica e chirurgia”, spiega. Avvertendo che, “a differenza delle prime ondate, la situazione attuale è molto più preoccupante”.  

“La pressione sugli ospedali cresce esponenzialmente, stressando in maniera significativa prima i pronto soccorso e di conseguenza tutte le medicine interne, reparti fondamentali nella gestione delle emergenze”, testimonia il primario, vice presidente della Fism (Federazione società medico scientifiche italiane), elencando le ragioni che dovrebbero indurre a temere – ora più che mai – per la tenuta del sistema sanitario. 

“Il numero totale delle persone da ricoverare è percentualmente minimo – è la prima riflessione – ma il totale dei positivi cresce in maniera esponenziale, pertanto in valore assoluto il numero dei ricoverati Covid in medicina interna sta raggiungendo il numero dei picchi delle prime ondate”. Mazzone conferma poi che “la maggior responsabilità” di questo carico sugli ospedali “rimane da attribuire alla fascia dei no vax, soprattutto per quanto riguarda le manifestazioni gravi della polmonite che necessita di intubazione”. E se è vero che “una quota di pazienti vaccinati è ricoverata in medicina interna con patologie severe e con polipatologie, andando a vedere nello specifico – precisa il medico – una percentuale di questi casi che anche evolvono negativamente sono teoricamente vaccinati, ma non hanno sviluppato una risposta” all’immunizzazione, o “perché su di loro il vaccino non ha funzionato oppure perché loro non sono in grado di sviluppare una risposta immunitaria”. 

“Questi pazienti dovevano essere intercettati prima”, rimarca lo specialista, stigmatizzando “la visione cieca che non ha permesso di studiare la sierologia e di vedere in alcuni setting se il paziente ha risposto o meno alla vaccinazione. Una mancanza che ha prodotto questi ‘vaccinati teorici’ che si ammalano”. Mentre “di contro – assicura – anche in questa quarta ondata non abbiamo ricoverati che hanno fatto il Covid precedentemente, che come da sempre sosteniamo non andavano vaccinati perché in base ai dati disponibili l’immunità naturale protegge più del vaccino”.  

“La pressione continua sugli ospedali” in questa quarta ondata di Covid-19 in Italia, prosegue l’analisi di Mazzone, “è dovuta al fatto che, mentre nelle prime ondate il flusso dei pazienti non Covid si era ridotto sostanzialmente, e gli ospedali si erano in gran parte convertiti in strutture Covid mantenendo bene o male gli stessi posti letto, oggi il numero di pazienti che accedono ai pronto soccorso e alle medicine interne è rimasto uguale. Pertanto gli accessi si sono raddoppiati con difficoltà, soprattutto per i pazienti non Covid, di trovare un giusto ricovero appropriato. In questo contesto le medicine interne restano in estrema sofferenza, dovendo gestire pazienti Covid e non Covid”. 

Infine, “un altro aspetto che non era presente nelle prime ondate era il numero di medici e infermieri positivi”. Da qui la proposta del primario: “I sanitari positivi a Sars-CoV-2 e asintomatici, che hanno fatto tre dosi di vaccino, credo che possano lavorare nei reparti Covid. Questo – è convinto Mazzone – permetterebbe di recuperare risorse, garantire assistenza a chiunque ne abbia bisogno ed evitare il tilt”. 

 

 

 

(Adnkronos)