(Adnkronos) – Un rito collettivo. Come ogni funerale e, a maggior ragione, come un funerale di Stato. L’ultimo saluto a Silvio Berlusconi, nel Duomo di Milano e con tutta la solennità possibile, è un momento di condivisione, per chi si sente partecipe di un lutto nazionale, ma diventa inevitabilmente anche un momento divisivo, assumendo il punto di vista di chi, al contrario, non si sente partecipe di un lutto che vada oltre il doveroso rispetto per la morte di un uomo. Il commiato dalla persona Silvio Berlusconi è anche il commiato dalla porzione consistente di storia del Paese che ha scritto. Con le sue imprese, con il suo impegno politico, con il pensiero e l’impronta sociale che ha lasciato. E anche con un’eredità, non solo materiale, difficile da spartire e collocare. La piazza che lo acclama e lo incensa, ricordando il miliardario, il politico, il presidente del Milan, come è stato per decenni per un pezzo rilevante di Italia che ha creduto in lui. Ma a guardare i funerali c’è anche l’altro pezzo di Paese, quello che l’ha sempre contrastato e contestato. Da una parte c’è la celebrazione, ostentata e plateale come si conviene per gli uomini che hanno fatto la storia, dall’altra c’è il disagio per una commemorazione che viene vissuta come eccessiva e sproporzionata. Un rito collettivo, che unisce e divide. (Di Fabio Insenga)
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