Galli: “Super green pass o obbligo vaccinale per Italia aperta”

Serve almeno il super green pass, o addirittura l’obbligo vaccinale, per contrastare l’ondata di contagi covid e tenere l’Italia aperta. E’ la posizione dell’infettivologo Massimo Galli, mentre tra governo e regioni – ad un mese da Natale – si sviluppa il confronto sulle misure da adottare, con un occhio a regole più rigide per i non vaccinati. “Se non riusciamo a ridurre la diffusione dell’infezione da Sars-Cov-2 rischiamo magari di dover avere ferie di Natale meno felici da tanti punti di vista”, dice Galli all’Adnkronos Salute. 

Anche l’Italia rischia di dover riconsiderare restrizioni e chiusure se la curva di Covid continua a salire? “Non un vero lockdown complessivo – dice l’esperto – ma quello che sta succedendo negli altri Paesi europei ci suggerisce che, al di là di quelle che erano anche le mie abbastanza ottimistiche previsioni, qui l’infezione sta dilagando parecchio e in qualche modo va fermata”. 

L’infettivologo entra nel merito dei limiti dei tamponi antigenici rapidi, sotto i riflettori in questi giorni di dibattiti su come dovrebbero essere declinati tali strumenti nella fase attuale dell’epidemia Covid in Italia. Che ci sia una percentuale di positivi a Sars-CoV-2 che non viene rilevata dai tamponi rapidi, sia essa il 50% o il 30%, “non è una scoperta nuova. Si sa che la sensibilità dei tamponi antigenici, e il loro uso finalizzato a una discriminazione del rischio di essere infettati nel momento in cui li si fa, è una questione importante. Per valutare se una persona è sicura per 72, 48 ore o meno, questi tamponi non vanno bene, specie in una situazione come quella che stiamo vivendo ora” sottolinea Galli all’Adnkronos Salute. Il tampone classico è “di maggiore garanzia. Ma la morale è che né l’uno né l’altro test possono essere considerati sostitutivi, un succedaneo accettabile del discorso vaccino e di cosa fare della profilassi”. 

“Vanno anche distinte le situazioni: se uno deve entrare in un locale pubblico la negatività di un tampone rapido, anche se può non essere al 100% attendibile, ti dice che quella persona anche nel caso in cui sia infetta lo è a bassa carica virale e quindi è improbabile che sia cagione di infezione. Un conto è, e la cosa cambia completamente, se questo tampone viene tenuto valido per un certo numero di ore o di giorni. Questo non garantisce più il fatto che l’eventuale infezione iniziale non sia avanzata e che la carica virale non si sia alzata al punto da diventare potenzialmente infettante”, dice lo specialista, già docente di malattie infettive all’università Statale di Milano.  

Per un tampone antigenico rapido, continua, “è stimabile una validità nell’arco delle 24 ore o poco più. Ma in realtà non è una cosa che qualcuno abbia mai misurato con precisione. Stanno emergendo dei lavori che però non sono in grado di misurare quel tipo di durata. Il tampone classico, invece, identifica un’infezione anche con una carica virale molto bassa e in questo caso esclude dalla possibilità di contatti persone che possono avere anche un’infezione leggerissima, magari non in grado di infettare in quel momento, ma nei giorni successivi potenzialmente sì. Il tampone classico è di maggiore garanzia. Ovviamente c’è un problema di costi e necessità organizzative maggiori”. 

Il super Green pass per soli vaccinati o guariti? “Quello che si sta facendo in mezza Europa in questo momento mi pare ancora più drastico delle proposte prospettate finora in Italia – dice Galli – Siamo di fronte a una situazione ingravescente in cui evidentemente ci sono delle realtà che dobbiamo per forza affrontare. Credo che se vogliamo tenere il Paese aperto e in condizione di camminare, come è nell’interesse di tutti, non si possa andare avanti a permettere che una minoranza di persone continui a tenere in scacco il Paese, perché non si vaccina. E quindi non si può che irrigidire il concetto del Green pass o passare direttamente all’approvazione dell’obbligatorietà, con limiti ovviamente legati al fatto che fai la legge e devi essere poi in condizione di farla rispettare”. 

O super Green pass o obbligo vaccinale, non ci sono poi tante alternative, è il messaggio dello specialista. “Per quanto riguarda determinate categorie c’è poco da discutere riguardo all’obbligo di vaccinarsi – spiega all’Adnkronos Salute – Bisogna avere una maggior elasticità solo sul concetto di cosa fare dei guariti con anticorpi, perché lì a volte il rapporto costo-benefici della vaccinazione non c’è, né a livello di società né a livello individuale. L’altro discorso riguarda una minoranza di persone ed è un discorso che però, se affrontato, evita contrasti e problemi. Poi c’è tutto il resto: se non riusciamo a ridurre la diffusione dell’infezione a livello della popolazione generale, continueremo ad avere problemi seri”.  

(Adnkronos)