(Adnkronos) – “Questa è la guerra di Vladimir Putin e solo Putin può fermarla o può in maniera scellerata pensare di allargarla. Da noi, come Ue, come Nato ma anche come tutti i Paesi che hanno votato contro la Russia all’Onu non verranno mai azioni che contribuiscano all’escalation”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a Speciale Tg1, ripetendo che “non siamo d’accordo, come Italia insieme ai nostri alleati, per la no-fly zone” e “non siamo d’accordo in questo momento a fare azioni che aumentano tensione, che espongano la Nato”.
E’ “chiaro che dobbiamo continuare, per riuscire a evitare anche un allargamento del conflitto, a credere nella diplomazia – ha insistito Di Maio ricordando i suoi contatti con i ministri di Cina, Turchia e Israele e quelli del presidente del Consiglio Mario Draghi – Stiamo lavorando per tavoli diplomatici che arrivino all’obiettivo”. E adesso, ha rimarcato il titolare della Farnesina, “l’obiettivo è provare a creare cessate il fuoco temporanei perché solo così possiamo salvare la vita ai civili”.
Oggi, ha detto ancora parlando del “fallimento dei programmi di Putin”, sono il “popolo ucraino, l’esercito ucraino, il presidente Volodymyr Zelensky” che stanno “fermando” Putin, che “aveva immaginato di prendere l’Ucraina in pochi giorni”, di “trovare la popolazione russofona dalla sua parte e poi ha scoperto che i russofoni in Ucraina non sono necessariamente russofili”. Ma, ha rimarcato, “il fallimento dei programmi di Putin”, il fatto che “l’esercito russo non stia avanzando come aveva previsto”, non è rincuorante perché “significa che l’esercito russo potrebbe aumentare ulteriormente l’aggressività”. E di fronte a tutto questo “dobbiamo continuare a lavorare e a credere nella pace e nella diplomazia”.
“PER ACCORDO DI PACE CI VORRA’ TEMPO” – “Credo che per un accordo di pace, inteso come risolvere le questioni legate a sovranità, legate alla postura dell’Ucraina ci vorrà tempo ed è per questo che noi adesso dobbiamo dividere i due tavoli. Ci sarà il tavolo per l’accordo di pace finale” con la Russia per il quale “secondo me servirà tempo, molto tempo e spero di essere smentito”, ha detto il ministro, ribadendo che proprio per questo ora “il tavolo principale su cui lavorare” è quello per “creare dei cessate fuoco” in modo da “permettere ai civili di andar via” dalle città assediate.
Di Maio ha precisato di essere “d’accordo” con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che “ieri ha detto che Vladimir Putin non sembra volere la pace, non sembra volere un accordo” e ha insistito sul fatto che “è sotto gli occhi di tutti” che sono “ormai dieci giorni” che dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivata “un’apertura a Putin” dal momento che “ha detto chiaramente di essere disponibile a parlare di Nato, Crimea, Donbass”. Mentre, ha proseguito, “dall’altra parte stiamo vedendo una Russia che cerca solo di far credere che vuole un accordo di pace, ma contemporaneamente continua a bombardare obiettivi non solo militari ma civili, dove ci sono civili, donne e bambini”.
“ANCORA 326 ITALIANI NEL PAESE” – “All’inizio della guerra erano 2.000 gli italiani” in Ucraina, “circa una settimana e mezzo fa erano 400, oggi sono ancora 326 gli italiani in Ucraina, ma credo anche in queste ore continueranno a diminuire”, ha detto ancora il ministro degli Esteri.
“Una cosa è certa ci sono alcune città – ha puntualizzato, citando Kherson e Mariupol – che sono città dalle quali per riuscire a portare via gli italiani servono condizioni di sicurezza, altrimenti è meglio restino lì nelle condizioni di sicurezza migliori”.
“COLPITI OLTRE 40 PRESIDI SANITARI, AGGHIACCIANTE” – Per Di Maio è “agghiacciante” il comunicato dell’Organizzazione mondiale della sanità in cui si denuncia che “i militari russi hanno colpito oltre 40 volte presidi sanitari” in Ucraina. Di Maio ha ricordato anche il bombardamento del teatro della città di Mariupol, che “era stato segnalato” con la “scritta bambini” per indicare che era un “rifugio di civili”. E ha ribadito che “come governo abbiamo dato un piccolissimo segnale” annunciando la disponibilità “a ricostruirlo noi quel teatro quando tutto sarà finito”. “Adesso – ha insistito – dobbiamo lavorare per corridoi umanitari”.