“Dunque, il M5S ha deciso di accedere al 2 per mille, il sistema di finanziamento pubblico che era considerato ai loro esordi come materia di scandalo. E probabilmente di qui a poco finirà per decidere che i parlamentari che hanno fatto due mandati potranno fare anche il terzo -un altro tabù destinato a infrangersi. Per non dire del ministro Di Maio il quale con diplomatico candore ha fatto sapere che in Francia voterebbe quel Macron contro cui erano insorti in armi quei gilet gialli a cui lo stesso Di Maio, in tandem con Di Battista, aveva a suo tempo portato la propria rivoluzionaria solidarietà.
L’elenco delle conversioni a cui il realismo politico sta spingendo il movimento che nacque dal V day (e tutti ricordiamo cosa significava quella V) è più lungo di così, ed è destinato probabilmente ad allungarsi ancora di più. Da un lato si fanno i conti con il dovere del realismo, che della politica è una regola inesorabile. Dall’altro con le umane ambizioni, e anche con tutti quei difetti e quelle furbizie e quelle doppiezze che si possono rintracciare anche nelle più nobili biografie degli uomini di Stato.
Ovviamente tutto questo pone un serio problema alla platea grillina. E un problema altrettanto serio alla platea di quanti il grillismo lo hanno sempre visto come il fumo negli occhi.
Gli uni si tormentano (forse), si dividono (un poco), si aggiustano le cose (tutti), rimuovono (in tanti, troppo). Per loro si tratta di cambiare pelle riconoscendo, almeno implicitamente, che i loro avversari qualche ragione dovevano pur avercela. E infatti si sono via via rassegnati a fare alleanze, scendere a compromessi, cambiare parole d’ordine. In una parola, a farsi omologare. E’ vero, hanno tenuto il punto sul reddito di cittadinanza e sulla riduzione del numero dei parlamentari. Ma in compenso hanno ceduto su quasi tutto il resto: le regole europee, l’alta velocità, la prescrizione e via dicendo. Il tutto con una disinvoltura assai superiore alla trasparenza. Ce n’è quanto basta per dar luogo a qualche crisi di coscienza.
Anche gli altri, però hanno i loro tormenti. O quantomeno hanno i loro diversi, diversissimi modi di reagire alle svolte e contorsioni altrui. Infatti c’è chi se ne dichiara soddisfatto e appagato, o qualcosa del genere. E chi invece se ne mostra scandalizzato. Sono i due volti di un dilemma che attraversa sempre la classe dirigente più istituzionale quando si trova a fare i conti con le evoluzioni di quel mondo che si affacciava sulla scena con modalità considerate barbariche e verso cui i detentori delle antiche civiltà non sanno mai bene se opporre la loro severità o piuttosto la loro indulgenza.
Eppure quel dilemma è piuttosto cruciale. Infatti, se si favorisce la piena integrazione del M5S nel ‘sistema’, fino a farne un partito come un altro, si corre il rischio che quel vento di protesta che li aveva sospinti tre anni fa fino alla maggioranza relativa si incanali per altre vie e trovi sbocco in forme di protesta ancora più estreme e radicali. Ma se invece si chiede puntigliosamente conto ai grillini di tutte le loro mutazioni, li si incalza polemicamente, li si inchioda alle loro contraddizioni e li si sospinge verso la riva di partenza, si finisce per scoraggiare ogni evoluzione tornando alla prima casella di un infinito gioco dell’oca.
E’ ovvio che la coerenza e il rigore delle argomentazioni spingono verso il secondo corno del dilemma; e che la politica, le sue strategie e le sue consuetudini spingono all’opposto verso il primo. Ed è ovvio che il ‘sistema’ politico, o quanto ne resta, non verrà mai del tutto a capo di questo dilemma, continuando a dividersi tra quanti vorrebbero impalare i cinque stelle alle parole d’ordine delle origini perché non credono alla loro evoluzione e quanti invece scommettono su questa evoluzione perché non vedono l’ora di dimenticare gli eccessi e le distorsioni del populismo prima maniera.
Nel mezzo tra questi due stati d’animo, e come a decidere tra loro, resta da capire fin dove arriverà la ‘fase due’ del M5S. Quanto la revisione di sé sarà sincera, e quanto profonda. Sempre che tutti questo conduca poi a una qualche destinazione, e non resti eternamente in sospeso”. (di Marco Follini)