(Adnkronos) – Si torna a parlare di riforma delle pensioni e, in particolare, di Quota 41. Si tratta tuttavia di un nome forse non utilizzato in senso proprio si legge su Studio Cataldi. Al momento i meccanismi di pensionamento ribattezzati con il termine “Quota” hanno fatto riferimento alla somma dell’età anagrafica o agli anni di contribuzione (vedesi Quota 100). È la Lega che spinge per far scattare già dall’inizio del prossimo anno, quando si sarà esaurita Quota 102, la cosiddetta Quota 41 ossia la possibilità di uscita per tutti al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione a prescindere dalla soglia anagrafica.
Pensioni, il sistema attuale
Come si va in pensione attualmente? Nel 2022 è possibile con la pensione di vecchiaia a 67 anni (età che dovrà essere adeguata negli anni successivi in base all’aspettativa di vita) con un’anzianità contributiva di almeno 20 anni. Ci sono poi diverse modalità di pensionamento anticipato, tra cui l’Ape volontario o sociale, Isopensione, Quota 102, pensione anticipata per mansioni usuranti e infine pensioni per i lavoratori precoci e Opzione Donna. Resta la possibilità di anticipare il pensionamento rispetto ai 67 anni.
Quota 41, le criticità
Tornando a Quota 41 si tratta al momento di una scelta che è prevista solo per alcune tipologie di lavoratori, come i “precoci” e quelli impegnati in attività usuranti, e che è sostanzialmente condivisa dai sindacati, seppure in alternativa all’ipotesi di pensionamenti attorno alla soglia dei 62 anni d’età. Rispetto ai casi specifici, l’utilizzo di questa modalità per tutti avrebbe non poche conseguenze soprattutto in relazione ai conti pubblici, almeno secondo le simulazioni dell’Inps.
Pensioni a Quota 41, le stime dell’Inps
L’Istituto, nel 2021, ha calcolato che un’estensione generalizzata di Quota 41: più di 4 miliardi nel primo anno di “attivazione” per poi arrivare a superare la soglia dei 9 miliardi nell’ultima annualità di un percorso decennale. Forse per questo motivo il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che ha più volte caldeggiato un’altra proposta con l’obiettivo di consentire il pensionamento a 63-64 anni con la sola quota contributiva dell’assegno usufruendo dell’eventuale parte retributiva a partire dal sessantasettesimo anno d’età. In questo caso il costo il primo anno si fermerebbe a poco più di 400 milioni. Secondo la Lega però la spesa aggiuntiva per Quota 41 sarebbe più contenuta di quella stimata dall’Inps e continua a spingere su questa misura.