“Servono risorse certe e adeguate. I conti dell’azienda non ci permettono di investire nel nuovo e mantenere intatto l’esistente. Si tratta quindi di fare delle scelte e definire le priorità”. Così la presidente della Rai Marinella Soldi durante l’audizione nella commissione di Vigilanza Rai.
Quanto alle recenti nomine Rai, approvate dal Cda, “sono stati premiati l’esperienza e il merito”, assicura Soldi, sottolineando la scelta di “tre direttrici alla guida di fondamentali testate giornalistiche: Tg1, la prima volta per una donna, Tg3 e Rai Sport. La professionalità e l’onestà delle direttrici sarà certamente la chiave di garanzia di una informazione rispettosa del pluralismo”.
“I passaggi aziendali di peso, come le nomine, suscitano regolarmente un dibattito acceso: a pesare in questo momento di svolta sono gli equilibri complessi della attuale governance della Rai”, afferma quindi Soldi la quale sottolinea che quelli che si stanno vivendo sono “giorni densi e impegnativi: la Rai è un’azienda che non ha eguali nel nostro Paese per ampiezza, rilevanza e per le particolari norme che la regolano”. Avverte la presidente della Rai: “Non bisogna dimenticare che la nostra azienda è una spa di interesse nazionale, dunque di diritto privato, che riveste al contempo natura di organismo di diritto pubblico, al fine della applicazione dei codici di contratto pubblici”. Si tratta dunque di “un ‘unicum’ giuridico che ha un impatto non solo sulla modalità di gestione aziendale ma anche sulle possibilità di accesso al Pnrr, di competere sul mercato e sulla capacità di compiere la trasformazione digitale”.
Fuortes: “Su nomine ho rispettato la legge e lo Statuto”
“Lo Statuto della Rai che riprende quanto disposto dalla legge n.220 del 2015 assegna all’amministratore delegato i poteri di nomina di tutti i dirigenti dell’Azienda. Il potere di nomina dei dirigenti, quindi, è dell’Ad e non del consiglio di amministrazione”. Durante l’audizione nella commissione di Vigilanza Rai a sottolinearlo, dopo le recenti nomine dei direttori di testata e di genere del Servizio Pubblico, è l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes. “Lo Statuto in applicazione della legge specifica questo potere dell’Ad e – evidenzia Fuortes – per le nomine di diversi dirigenti lo articola in tre diverse procedure. La prima: la nomina dei dirigenti che non siano direttori di testata, rete e canale avviene in autonomia dal parere del Cda. Nel rispetto assoluto dello Statuto è quanto avvenuto nel caso dei direttori di corporate e di altri dirigenti nominati per i quali ho compiuto le scelte nella mia autonomia prevista dall’ordinamento. Sempre nel rispetto dello Statuto anche in futuro queste nomine saranno compiute in autonomia”.
“Per le nomine dei direttori di rete e di canale – ha poi aggiunto – la legge e lo Statuto prevedono il parere obbligatorio da parte del Cda. Non si tratta di una delibera di approvazione, ma di un parere che viene specificato essere non vincolante. Il regolamento del consiglio stabilisce che almeno 24 ore prima della riunione del Cda vengono inviati al consiglio stesso i nomi dei nomi designati per consentire ai consiglieri di effettuare una valutazione adeguata per poi esprimere il parere. Non trattandosi di approvazione, ma di pareri non è prevista una fase di discussione preventiva collegiale da parte del consiglio”.
Terza fattispecie i direttori di testata: in questo caso, “attraverso la legge 220 del 2015 il Parlamento ha stabilito che il parere sia invece vincolante se espresso dai due terzi dei membri del consiglio di amministrazione, Dunque per l’amministratore delegato avere una accordo nel consiglio di amministrazione sui nomi che propone è indispensabile. La maggioranza dei membri del Cda, 4 su 7, è nominata dai due rami del Parlamento e pertanto – osserva Fuortes rispondendo così a diverse polemiche – sono espressione delle diverse forze politiche che lo compongono. E dunque sono la legge e lo Statuto a chiedere che l’Ad, contrariamente a quanto previsto per le altre fattispecie, crei le condizioni per un parere positivo nel Cda, pena altrimenti l’impossibilità delle nomine dei direttori di testata”.