Russia e la ‘fabbrica dei troll’ per fermare gli aiuti Usa all’Ucraina

(Adnkronos) – E’ scattata subito dopo l’annuncio dello scorso agosto di Joe Biden di un nuovo pacchetto di aiuti da 24 miliardi di dollari per l’Ucraina un’altra ondata di disinformazione del Cremlino per influenzare il dibattito al Congresso e nell’opinione pubblica. Ed è ancora in corso, emerge da più di cento documenti interni al Cremlino recuperati da servizi di intelligence occidentali di cui dà notizia il Washington Post, documenti da cui emerge che lo sforzo di disinformazione della Russia in Occidente è paragonabile a quello militare sul fronte ucraino.  

Strateghi e troll legati a Mosca hanno scritto migliaia di articoli, post e analisi basati su notizie false per promuovere l’isolazionismo americano, creare paura per la sicurezza dei confini e per amplificare le tensioni economiche e razziali. Lo sforzo iniziato in vista delle elezioni del 2016 prosegue, con tattiche diverse, come per esempio la cancellazione dell’account madre usato per propagare un certo contenuto.  

Uno degli strateghi politici assoldati in questa operazione, per esempio, ha dato istruzioni a una ‘fabbrica dei troll’ alle sue dipendenze di scrivere un commento “di non più di 200 battute firmato dal residente di una periferia di una grande città”, un americano fittizio “che non sostiene gli aiuti militari degli Usa all’Ucraina, convinto che il denaro debba essere speso per difendere i confini americani, non quelli ucraini, e che le politiche di Biden stiano portando gli Usa al collasso”. Il tentativo diretto ai “bianchi americani” è quello di far passare Zelensky per corrotto e di dare importanza al numero di migranti che arrivano negli Usa dal confine con il Messico.  

“La principale priorità della Russia è quella di fermare il flusso di armi, così lanciano una serie di iniziative per vedere cosa funziona. Stiamo assistendo a una campagna di vasta di grandi proporzioni su più direttive, alcune delle quali funzionano meglio di altre. Ai russi non importa. Stanno solo cercando di tastare il terreno”, ha spiegato un dipendente repubblicano del Congresso. 

“L’impatto dello sforzo russo negli ultimi dieci anni si vede nel dibattito al Congresso sugli aiuti all’Ucraina. Hanno un impatto strategico in modo aggregato. Non avresti mai ascoltato prima politici in America dire che l’Ucraina non è abbastanza significativa e che non sostengono più la Nato. Sulle piattaforme digitali, la capacità di operare in questa direzione funziona”, sottolinea Clint Watts, direttore del Centro di analisi sulle minacce della Microsoft. La comunicazione di Mosca è all’80 per cento quello che la gente già sente dire, al 20 quello che loro vogliono che la gente ascolti, un equilibrio “molto efficace”.  

Molti dei documenti fanno capo al gruppo di lavoro di Ilya Gambashidze, a capo della società di pubbliche relazioni Social Design Agency. Il mese scorso è stato inserito nell’elenco delle persone colpite da sanzioni negli Usa. Fra l’altro per aver creato siti web finti media in Europa nel quadro della campagna definita “Doppelganger”. Ed è vero, come ha denunciato il deputato repubblicano Michael R. Turner (R-Ohio), Presidente della Commissione permanente sull’intelligence, che “alcuni repubblicani al Congresso ripetono la propaganda russa sull’invasione dell’Ucraina alla lettera”.  

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