Russiagate, Conte: “Mai incontrato Barr, illazione collegarlo a Conte II”

(Adnkronos) – “Dopo gli articoli dell’edizione odierna di ‘Repubblica’, mi trovo nuovamente costretto a ripetere ciò che in totale trasparenza ho già più volte chiarito davanti agli organi preposti e davanti ai cittadini. Non ho mai personalmente incontrato l’allora Attorney General degli Stati Uniti, Bill Barr, nel corso delle sue visite in Italia, né nel corso di incontri formali né nel corso di incontri conviviali”. Lo precisa il leader del M5S ed ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un post su Facebook, tornando su un articolo pubblicato oggi da ‘Repubblica’ sulle due missioni del 2019 dell’allora segretario alla giustizia americano Bill Barr e al presunto legame con il cosiddetto Russiagate.. 

“Il fatto che dopo la riunione ufficiale del 15 agosto 2019 avvenuta nella sede della nostra Intelligence, a Roma in piazza Dante, si sia tenuta una cena la sera stessa tra la delegazione americana e l’allora Direttore del Dis Vecchione è circostanza di cui non ero specificamente a conoscenza. Se però la cena si è tenuta in un noto ristorante nel centro storico di Roma immagino sia stata motivata da cortesia istituzionale, piuttosto che dalla necessità di avere uno scambio riservato di informazioni. Per completezza, preciso che non mi sono mai state riferite neppure altre cene o pranzi che i nostri vertici dell’intelligence hanno avuto con altri rappresentanti di governi esteri”, sottolinea l’ex premier.  

“Il sig. Barr, all’epoca dei fatti – sottolinea il leader M5S – non era solo Attorney General ma anche Responsabile delle attività dell’Fbi che riguardano la sicurezza nazionale (l’Fbi svolge, infatti, attività di intelligence civile e, in particolare, di controspionaggio) e fece pervenire la sua richiesta di informazioni non a me direttamente, ma tramite i nostri canali diplomatici ufficiali, in particolare attraverso il nostro ambasciatore negli Stati Uniti. La sua richiesta non ha avuto a oggetto una ipotesi di cooperazione giudiziaria per cui sarebbe stato improprio indirizzarla al nostro Ministro di giustizia”, prosegue Conte, che aggiunge: “Credo non sia mai successo nella storia del nostro Paese che a una richiesta di informativa degli Usa attinente al piano dell’intelligence, le nostre Istituzioni abbiano risposto con un rifiuto preventivo di collaborare e, addirittura, di incontrare gli alti rappresentanti degli Stati Uniti. Chi ipotizza uno scenario del genere è in malafede o semplicemente non sa di cosa sta parlando”. 

“Improprio sarebbe stato – puntualizza ancora Conte – incontrare i rappresentanti degli Stati Uniti mettendo a disposizione i nostri archivi o consentendo loro di acquisire in modo indiscriminato informazioni. Proprio per questo, dopo un primo incontro in cui il sig. Barr ha esposto le sue richieste ed è stato definito il perimetro della collaborazione, vi è stato un secondo incontro, con tutti i vertici delle nostre tre Agenzie, in cui è avvenuto il confronto oggetto del colloquio, senza consegna di documenti”.  

“Collegare la richiesta di informazioni di Barr alla vicenda della formazione del governo Conte II è una illazione in malafede – scrive l’ex premier nel lungo post – visto che la richiesta di Barr risale al giugno 2019, mentre la crisi del governo Conte I risale all’8 agosto 2019”. 

“Confermo – ricorda l’ex premier – di avere riferito, a suo tempo, correttamente e doverosamente, tutte le informazioni in mio possesso riguardanti questa vicenda al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica”.  

“Bonini nel suo pezzo – rileva il leader 5 stelle – afferma che mi sarei prestato ad attività ostili nei confronti di Renzi. E, infatti, puntualmente Renzi e alcuni suoi solerti compagni di partito si sono immediatamente avventati sul ‘clamoroso scoop’ di Repubblica per rilanciare quei medesimi sospetti che, a suo tempo, furono invocati per giustificare il ritiro del sostegno al governo Conte II. È passato ormai più di un anno da quegli eventi. Siamo fuori dalla cronaca più immediata. Ci sono le condizioni per valutazioni più serene e oggettive. Mi chiedo – conclude Conte – : è possibile che il senatore Renzi non abbia mai sentito il dovere, in tutto questo tempo, di andare a riferire al Copasir su questi suoi sospetti? Perché non va, come sempre ho fatto io, a riferire quel che sa? Cosa teme, di dover poi rispondere alle domande dei componenti del Copasir e di essere obbligato, per legge, a riferire tutta la verità?”. 

(Adnkronos)