(Adnkronos) – Dopo mammella, colon e cervice uterina, in futuro gli screening oncologici saranno estesi anche al tumore del polmone e della prostata, oggi considerati tra i big killer, nella popolazione a rischio. Se per il primo è stato già avviato uno studio sperimentale dedicato su forti fumatori, per il secondo è la Comunità europea a raccomandare l’adozione di indagini diagnostiche attraverso l’analisi dell’antigene prostatico specifico (Psa) negli uomini fino a 70 anni. La mammografia è salvavita, ma è necessario promuoverne l’adesione, soprattuto al Sud. E’ quanto emerso durante la terza giornata del 51esimo Congresso nazionale della Sirm, la Società italiana di radiologia medica, che riunisce al MiCo di Milano circa 8mila clinici.
“Il tumore del polmone rappresenta la terza neoplasia più frequente in Italia, il secondo per gli uomini e terzo per le donne – spiega Andrea Giovagnoni, presidente Sirm – Con una stima di 44mila nuove diagnosi nel 2023 e 35.700 decessi nel 2022, è oggi una delle patologie oncologiche più temute. Negli ultimi anni l’incidenza di questo tumore nelle donne è aumentata, complici gli stili di vita scorretti. E’ ormai infatti evidente la correlazione tra fumo e patologia. In Italia, le istituzioni di sanità pubbliche (ministero e Regioni) hanno recepito la necessità di presa in carico della tematica dello screening del tumore polmonare. Attualmente, si sta assistendo a una graduale implementazione dello screening con Tac a bassa dose sul territorio, in attesa dell’inclusione dello screening polmonare nei Lea”.
Anche se non sono stati ancora avviati “iter organizzati – precisa il presidente Sirm – un primo importante passo è stato fatto con i programmi Peoplhe, Ccm, Italung 2 e con la realizzazione di un percorso di diagnosi precoce nei 18 centri della Rete italiana screening polmonare (Risp), dedicati a fumatori ed ex grandi fumatori tra i 55 e i 75 anni. Coordinato dall’Istituto nazionale tumori di Milano, questo programma ha l’obiettivo di valutare la capacità di individuare lesioni cancerose e precancerose grazie all’utilizzo della Tac spirale a dosi minime di radiazioni (addirittura 1/20 di una Tac standard), oggi il metodo radiologico diagnostico più potente a disposizione. I risultati di questo studio saranno utili, a livello istituzionale e di governance, nella valutazione della validità dello screening polmonare e alla successiva adozione di un programma nazionale di prevenzione secondaria oncologica sulla popolazione a rischio, così come già accade per mammella, cervice e colon. Inoltre, per i forti fumatori si avrà anche un inquadramento cardiovascolare e polmonare in presenza di calcificazioni vascolari o di segni di enfisema, flogosi bronchiale o alterazioni interstiziali. Alla luce dei grandi vantaggi della diagnosi precoce su questa patologia, auspichiamo possa diventare realtà il prima possibile”.
Il cancro alla prostata, “con più di 41mila nuove diagnosi nel 2023, si conferma la neoplasia più frequente nel genere maschile. Rappresenta quasi il 20% dei tumori che colpiscono gli uomini – sottolinea Gianpaolo Carrafiello, presidente del 51esimo Congresso nazionale Sirm – L’incidenza aumenta con l’età, con un picco dai 50 anni in su. Lo stadio della malattia al momento della diagnosi impatta fortemente sulle opportunità terapeutiche e sulla sopravvivenza. Sulla rapidità di individuazione della malattia incide anche la sua iniziale asintomaticità. Per questo sarebbe importante implementare lo screening sulla popolazione a rischio per questa patologia”.
“La Comunità europea – ricorda lo specialista – ha raccomandato a tutti i Paesi di adottare indagini diagnostiche, inizialmente nell’ambito di studi scientifici, come avviene oggi per il polmone, per poter successivamente offrire veri e propri programmi di screening. Oggi l’analisi del Psa (antigene prostatico specifico) è il test più utilizzato per individuare questa neoplasia, ma non è offerto dal sistema sanitario nazionale come percorso organizzato. Le innovazioni tecnologiche in radiologia – osserva Carrafiello – ci offrono la possibilità di diagnosticare con anticipo la patologia: se i valori del Psa dovessero richiederlo, possiamo prima effettuare una risonanza magnetica multiparametrica, per poi avvalerci della fusion, una tecnica di fusione delle immagini provenienti da differenti metodiche diagnostiche, come la risonanza magnetica e l’ecografia, consentendo di biopsiare anche piccole lesioni visibili solo in risonanza magnetica sotto guida ecografica, metodo più rapido, agevole ed economico”.
Quanto al cancro della mammella, è “il più frequente nelle donne”, dato che “rappresenta addirittura il 30% di tutti i tumori femminili – illustra Nicoletta Gandolfo, presidente eletta Sirm – Lo screening mammografico ne ha ridotto la mortalità del 40%, dimostrandosi il primo strumento inequivocabilmente utile contro la malattia. Purtroppo, l’adesione al programma è variabile da regione a regione, perché l’offerta non è omogenea in termini di fasce d’età. In alcune regioni l’estensione è da 45 a 74 anni, mentre, nella maggior parte, l’esame è rivolto a donne asintomatiche tra i 50 e i 69 anni. Una seconda differenza è conseguente all’attuazione strutturale e organizzativa del programma in ogni singola regione. E’ fondamentale – ribadisce la presidente eletta Sirm – promuovere una corretta informazione, attraverso campagne di sensibilizzazione con il supporto delle associazioni di volontariato, perché la popolazione sia a conoscenza dell’importanza di questo intervento preventivo di sanità pubblica, soprattutto al Sud, dove le percentuali di adesione superano di poco il 20%. In caso di positività o dubbio diagnostico dello screening, saranno effettuati ulteriori esami di approfondimento che consentano una diagnosi definitiva”.
Nell’imaging diagnostico in senologia, “oltre alla tomosintesi – conclude Gandolfo – abbiamo oggi a disposizione anche la mammografia con mezzo di contrasto, che trova impiego nei casi dubbi oppure positivi allo screening, e che può sostituire la risonanza magnetica mammaria quando appare indicata ma non è possibile effettuarla (claustrofobia, allergia a Gadolinio, eccetera). Infine, dall’Unione europea arrivano forti raccomandazioni per l’attuazione di programmi di screening del tumore polmonare mediante l’utilizzo di Tc a bassa dose, con una stima di riduzione della mortalità del 26% per 10 anni”.