Variante Omicron: tamponi, obbligo vaccinale, lockdown. Cosa dicono esperti

In attesa della cabina di regia del 23 dicembre si accende in Italia il dibattito sulle ipotesi di nuove misure per contrastare la nuova ondata Covid e fronteggiare la variante Omicron. Fari puntati sull’ipotesi tamponi per i vaccinati in luoghi affollati e grandi eventi e sulla durata del Green pass. Ma alcuni esperti sollecitano anche l’obbligo vaccinale e il lockdown per i no vax. 

“Ci dobbiamo preoccupare, preparandoci a scenari in considerazione di quello che si verificherà” sotto Natale, “tra feste, baci e abbracci, disattenzione, abitudine al rischio” avverte il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano, intervenuto a ‘L’Italia s’è desta’ su Radio Cusano Campus. “Questo porta ad un’onda che dobbiamo prevedere e dobbiamo farlo con una tempistica che ci permetta di agire prima che i buoi fuggano dalle stalle. Non sarà facile perché le decisioni che dovranno essere prese potranno essere un po’ spiacevoli, soprattutto per gli effetti che potranno avere sul Capodanno. Io non credo che riusciremo ad azzerare, ma a mitigare, a schiacciare la curva, per fare in modo che non sia un picco, ma una collina, che preveda quantomeno un arrivo scaglionato dei casi negli ospedali”. 

“Io sento in questi giorni le tesi più disparate, come mettere i tamponi obbligatori per andare allo stadio anche a chi ha ricevuto tre dosi di vaccino. Sono tutti provvedimenti cosmetici” dice Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, intervenuto a ‘Rotocalco 264’ su Cusano Italia Tv. “L’unico provvedimento che bisognerebbe prendere con urgenza sarebbe quello di rendere il vaccino obbligatorio, approfittando di queste due settimane di chiusura delle scuole per vaccinare chi non è ancora vaccinato. Dopodiché bisognerebbe dare la possibilità a tutti di vaccinarsi in strutture aperte senza prenotazione e dire che dal 10 gennaio chi non è vaccinato paga una sanzione”. 

E all’Adnkronos Salute avverte: “In giro c’è un virus molto più dannoso di Omicron, quello del panico che ha assalito molti colleghi, giornalisti e i non addetti ai lavori. Il terrorismo e il catastrofismo sono un pericolo, come il panico, perché possono portare a prendere decisioni sbagliate. Spero che Draghi mantenga, giovedì, la barra dritta”. 

Per l’obbligo vaccinale anche Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). “Quello che sta avvenendo in altri Paesi europei sta allarmando molto e la sensazione è che questa variante è temibile – afferma all’Adnkronos Salute – L’Imperial College di Londra ha confermato che la variante Omicron pone diversi interrogativi e servono ulteriori chiarimenti. Serve, come ha ribadito il ministro Speranza, grande attenzione, ma credo che si debba anticipare anche l’impatto di Omicron sugli ospedali. Quindi è arrivato il momento di passare da consigli e raccomandazioni agli obblighi, ad iniziare da quello vaccinale che ho sostenuto dall’inizio della pandemia”.  

Sulle varie ipotesi di misure che il governo potrebbe valutare nella Cabina di regia prevista per giovedì, “molte di quelle che circolano sulla stampa possono avere un impatto, stiamo per entrare in un momento critico che vedrà le famiglie riunirsi e ci sarà maggiore circolazione di persone – avverte Andreoni – quindi inevitabilmente ci sarà situazione di maggior rischio di contagio. Molte misure, come lo stesso obbligo vaccinale, devono essere prese dalla politica ma mi pare evidente che ora vanno evidenziati anche degli obblighi, ad esempio a Natale pensare ad un massimo di 6 persone a tavola e preferibilmente tutte vaccinate con la terza dose; portare la mascherina all’aperto ed evitare assolutamente situazioni di assembramento”. 

“Io sono per l’obbligo vaccinale” contro Covid-19, ancora di più in questa fase dell’emergenza, con la variante Omicron che corre e le feste di Natale che moltiplicheranno le occasioni di contagio. Rimane ferma sull’idea che sia necessario rendere l’immunizzazione anti-Covid obbligatoria Maria Rita Gismondo, direttrice Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. “Penso – dichiara all’Adnkronos Salute – a un obbligo vaccinale che dovrebbe valere dai 40 anni in su e per i fragili di ogni fascia d’età”. 

Per Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, “se le cose continuassero ad andare come stanno andando, con il peggioramento dei dati pandemici, sarebbe da valutare la decisione, che altri Paesi stanno già prendendo, di un lockdown per i non vaccinati”. “E’ un’opzione che va considerata – dice all’Adnkronos Salute – “E questo dovrebbe servire anche come incentivo alla vaccinazione degli irriducibili, o almeno quelli che sono tali per paura o per ignoranza. Non quelli che lo sono per posizione ideologica perché, in questo caso, non si spostano dal loro punto di vista”.  

Quanto alla certificazione verde, “può valere la pena di riesaminare la durata del Green pass, per una riduzione in prospettiva a 6 mesi. Ma allo stesso tempo è necessario osservare cosa succederà nelle prossime settimane con la variante Omicron. I dati chiariranno molto le idee in proposito, anche sul piano delle misure da prendere. Una possibile riduzione della durata del certificato verde è comunque un’idea che ha una sua logica, anche per accelerare la vaccinazione”. 

Il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, osserva che “il Covid per le persone pienamente vaccinate ha una letalità ormai simile se non inferiore a quella dell’influenza, mentre il costante panico mediatico e la continua minaccia di nuove restrizioni – peraltro in una situazione in cui abbiamo un sesto dei morti e un quarto dei ricoverati in terapia intensiva rispetto allo scorso anno di questi tempi – sta facendo danni enormi sia a livello socio-economico che psicologico”. 

“Spingiamo con forza per la vaccinazione dei 5-11 anni, che io raccomando vivamente – dice Silvestri – e acceleriamo con le terze dosi di vaccino (il cosiddetto ‘booster’), spiegando pazientemente e pacatamente alla popolazione perché i vaccini sono la nostra atomica contro il virus (ed evitando sia di criminalizzare gli esitanti che di ventilare assurde restrizioni ai vaccinati). Allo stesso modo insistiamo con il super Green pass, misura a mio avviso giusta e sensata, acceleriamo con gli antivirali (siano essi monoclonali che pillole tipo il Paxlovid), e facciamo il possibile per aumentare la capacità e l’operatività del sistema ospedaliero, rapidamente e senza lesinare sulle risorse”. 

(Adnkronos)