(Adnkronos) – “Quasi esclusivamente le donne hanno sulla loro spalle i carichi di cura, non solo dei figli ma anche dei genitori anziani. Ma non è un tema solo femminile, dobbiamo fare un percorso culturale perché tutto ciò impatta moltissimo anche sulla presenza delle donne all’interno del mondo del lavoro. Quindi questo carico di cura, che in questo momento è quasi esclusivamente femminile, limita moltissimo la presenza delle donne nel mondo del lavoro e questo come sappiamo non è soltanto un handicap per le donne, ma è un handicap per il nostro paese”. A dirlo Luisa Quarta, coordinatrice gruppo donne Manageritalia, intervenendo al nuovo appuntamento Adnkronos Q&A ‘La cura delle persone’, in corso al Palazzo dell’Informazione, in occasione della Giornata mondiale della popolazione.
“Se andiamo a guardare i ruoli dirigenziali del nostro ultimo rapporto – spiega – la presenza femminile è intorno al 23%. Parlo del terziario che è un settore storicamente differente dai settori produttivi industriali italiani che vedono una presenza femminile addirittura minore. Il terziario è un settore principalmente costellato da multinazionali, da società di servizi molto grandi, che hanno proprio nella loro cultura aziendale il tema della valorizzazione della genitorialità per esempio, ma in generale del work life balance e dello smart working”.
“Quindi – sostiene Luisa Quarta – anche per questo l’aumento delle donne in ruoli soprattutto apicali è stato significativo negli ultimi anni. Ci sono anche le nuove generazioni che stanno arrivando quindi anche quello aiuta moltissimo. E’ chiaro che se noi consideriamo il tema maternità che poi blocca non solo la carriera delle donne, ma alcune volte addirittura l’accesso delle donne, questo ci fa capire quanto sia importante lavorare sulla cultura della condivisione dei carichi di cura tra l’uomo e la donna. Sicuramente le aziende possono fare molto, a cominciare per esempio a lavorare per obiettivi, lì dove è possibile si può offrire lo smart working regolamentato. In questi ultimi anni abbiamo visto come lo smart working sia stato delegato semplicemente al tema della cura e della famiglia”.
“Favorire lo smart working – chiarisce – e quindi lavorare per obiettivi consentirebbe alle aziende stesse di essere più produttive. I dipendenti che hanno un chiaro obiettivo in termini lavorativi e hanno libertà di poterlo portare a termine senza definizione del luogo piuttosto che dei tempi, sono sicuramente dei dipendenti più produttivi, più felici, più sereni perché riescono a conciliare anche rispetto a quelli che sono gli impegni personali. Quindi il ‘balance’ diventa strategico non solo per il dipendente che ne beneficia, ma soprattutto per l’azienda che riesce così ad ottenere una maggiore produttività. E questo vale per qualsiasi tipo di azienda perché diciamo che è una procedura a costo zero, non ci sono degli investimenti particolari da fare o delle strutture organizzative”.
“Bisogna un po’ uscire – sottolinea – dalla logica del controllo, del presenzialismo e questo ripeto vale per gli uomini così come per le donne. Quindi se vogliamo parlare di carichi di cura e di work life balance solo per le donne non riusciremo a raggiungere sicuramente l’obiettivo che ci stiamo prefissando”.
“Non possiamo nascondere – avverte – che le aziende pagano meno una donna rispetto a un uomo. Nel momento in cui non si parlerà più di maternità, ma di genitorialità ci sarà una ripartenza uomo donna assolutamente alla pari. Noi abbiamo anche dei dati a supporto. Ci sono tantissime aziende, ad esempio, che aderiscono al nostro progetto assolutamente gratuito che si chiama ‘Un fiocco in azienda’, programma concreto per aiutare genitori e aziende ad affrontare la maternità e il rientro in azienda delle mamme. Supporta la genitorialità e offre tre mesi di paternità retribuita al 100%. Dobbiamo fare qualcosa affinché le donne possano dare il loro contributo nel mondo del lavoro, possano essere valorizzate per portare il nostro paese ai massimi livelli di competitività”.