L’ortofrutta mantovana soffre e resta schiacciata dai rincari che, per talune tipologie di prodotto, in qualche caso raddoppiano. È quanto emerge da un’indagine di Coldiretti Mantova, monitorando alcuni centri della distribuzione, dalla gdo fino ai negozi di prossimità in città. Colpa dell’inflazione, indubbiamente, che ha messo a segno un’impennata significativa a dicembre, secondo le elaborazioni di Istat, che per i beni alimentari, per la cura della casa e della persona (il cosiddetto carrello della spesa) parla di un aumento tendenziale del +12,6 per cento. È l’aumento più ampio dal 1985, legato prevalentemente ai rincari dei beni energetici, che hanno messo sotto pressione l’intera filiera, dal campo alla tavola.
Nel 2022, secondo le elaborazioni di Coldiretti su scala nazionale, gli italiani hanno speso 2,6 miliardi in più per mettere in tavola pane e pasta; anche la verdura è costata 2,3 miliardi in più, mentre per la carne si è avuto un esborso aggiuntivo di 2,2 miliardi rispetto allo scorso anno.
È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti che ha stilato la classifica degli aumenti sulla base dati Istat relativi all’inflazione a dicembre, che a livello generale fanno segnare nel 2022 l’aumento più ampio dal 1985, trainati dal rincaro dei beni energetici legato alla guerra in Ucraina che fanno soffrire l’intera filiera, dai campi alle tavole.
A livello territoriale, le mele degli agricoltori – vendute a un prezzo di 80-90 centesimi al chilogrammo – si trovano alla grande distribuzione intorno a 1,90 euro, per superare talvolta i 2,20-2,30 euro al chilogrammo nei banchi dei fruttivendoli.
I finocchi, collocati dagli agricoltori sui mercati generali a circa 1,30 euro, sono rivenduti a 2,30 euro al chilo in gdo, mentre per acquistarli nei negozi cittadini bisogna aggiungere mediamente altri 20-40 centesimi. Raddoppiano i prezzi al consumo del cavolo cappuccio, altra verdura di stagione, coltivata anche nel Mantovano. Gli agricoltori vendono ai primi acquirenti intorno ai 70-90 centesimi al chilo, mentre i consumatori li possono acquistare a prezzi non inferiori ai 2 euro. Più che raddoppiati anche i listini al consumo delle verze, che i produttori non vendono quasi mai a cifre superiori ai 70 centesimi al chilo, mentre sul mercato hanno prezzi che partono da 1,50-1,60 euro a salire. E ancora i radicchi, rileva Coldiretti Mantova, che da 1,50 euro al chilogrammo sono venduti ad almeno 2,50 euro al chilo.
E se i prezzi dei negozi di prossimità raramente propongono prodotti in offerta, nella grande distribuzione qualche taglio percentuale viene applicato, benché il nodo sia un altro. “Troppo spesso si assiste a divari eccessivamente ampi fra i prezzi pagati agli agricoltori e quelli invece applicati alla vendita – commenta Coldiretti Mantova –, rincari che non sono giustificati nella loro dimensione e che mettono in difficoltà da un lato le imprese agricole, non riconoscendo un’adeguata remunerazione a fronte di aumenti degli costi produttivi, e dall’altro i consumatori, che spesso come dimostrato dal calo dei consumi, rinunciano ad acquistare alimenti essenziali per una dieta corretta come frutta e verdura”.
Per difendersi dagli aumenti, 8 italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, secondo l’analisi Coldiretti/Censis che evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione. Le famiglie infatti – sottolinea Coldiretti – vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti