MANTOVA – Pacemaker, defibrillatori e loop-recorder controllati da remoto, grazie all’innovazione tecnologica, la struttura di Cardiologia di Mantova, diretta da Corrado Lettieri, fa continui passi avanti nell’ambito della telemedicina. Approccio sempre più prezioso, soprattutto durante questa fase di emergenza Covid. L’ambulatorio, presieduto dai medici elettrofisiologi, è coadiuvato dall’indispensabile lavoro del personale infermieristico e tecnico specializzato che si occupano dell’educazione, dell’addestramento del paziente al momento dell’arruolamento, dell’inserimento dei dati nel sito web specifico e dell’identificazione delle criticità con successivo coinvolgimento del medico responsabile per la risoluzione dei problemi rilevati. In un’ottica di rete aziendale, l’attività di telemedicina sta prendendo piede anche nel presidio di Pieve di Coriano, nella struttura di Cardiologia diretta da Albino Reggiani.
Innovazione tecnologica
Il numero dei devices impiantati nei pazienti cardiopatici è significativamente aumentato nell’ultima decade, sulla base delle indicazioni emerse dai grandi trial clinici. Il follow-up dei pazienti è diventato quindi parte integrante della gestione clinico-terapeutica. Da alcuni anni all’ospedale di Mantova questi controlli permettono di seguire lo stato di salute del paziente e l’attività di pacemakers e defibrillatori a distanza. Un’attività che di recente è stata formalizzata e sviluppata attraverso un progetto ad hoc.
Al paziente viene fornita l’apparecchiatura elettronica necessaria alla trasmissione dei dati gratuitamente dal proprio domicilio. Tale apparecchiatura è in grado di collegarsi autonomamente, senza l’intervento del malato, al dispositivo biomedico inviando i dati a un server accessibile tramite un sito web col quale lo staff clinico può interagire, nel rispetto assoluto delle normative sulla privacy. Se durante i controlli, che vengono eseguiti quotidianamente dal personale, si riscontrano anomalie del dispositivo o eventi clinici rilevanti, il paziente viene contattato per accertare delle sue condizioni di salute e gli vengono forniti consigli terapeutici. Ciò consente la riduzione del numero di accessi in ambulatorio e l’ottimizzazione dell’impiego del personale in un sistema sanitario già caratterizzato da risorse limitate.
I benefici
Diversi studi clinici hanno messo in evidenza che nell’80 per cento dei casi i controlli tradizionali in ospedale non inducono alcuna azione da parte del medico (riprogrammazione del dispositivo o modifica della terapia farmacologica). Il ricorso al monitoraggio remoto permette così allo staff clinico di limitare le visite ambulatoriali non necessarie e di destinare le risorse disponibili alla cura dei pazienti più compromessi. È stato inoltre dimostrato che il telemonitoraggio assicura una maggiore aderenza del paziente al programma di follow-up rispetto al sistema tradizionale. Esistono poi benefici clinici diretti, quali la prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale, la prevenzione delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco, l’effetto favorevole sulla sopravvivenza con un’ulteriore notevole riduzione dei costi. Si ottiene poi l’abbattimento dei costi sociali in quanto i pazienti sono per lo più anziani. Vengono quindi accompagnati da un familiare, il quale deve assentarsi dal lavoro. Circa un terzo dei pazienti portatori di device è per altro ancora in attività lavorativa. Nell’ambulatorio dedicato della struttura di Elettrofisiologia del Carlo Poma, diretta da Patrizia Pepi, sono attualmente monitorati con controllo remoto oltre 500 pazienti portatori di pacemaker, defibrillatori o loop-recorder. La recente pandemia ha reso necessario un ricorso sempre più massiccio al controllo remoto al fine di ridurre gli accessi dei paziente alla struttura ospedaliera, evitando così i rischi di contagio.