I pensionati mantovani vivono con 600 euro al mese. Sindacati sabato a Roma per una previdenza più dignitosa

I pensionati mantovani vivono con 600 euro al mese. Sindacati sabato a Roma per una previdenza più dignitosa

MANTOVA – In provincia di Mantova, su 413 mila residenti ci sono 140 mila pensionati, il che significa che un mantovano su tre è pensionato. La media delle retribuzioni mensili delle pensioni è di 870 euro lordi, ben al di sotto dei 1500 euro che rappresenta la media nazionale. Tolte le detrazioni dunque è facile intuire come un pensionato mantovano viva con non più di 600-650 euro netti al mese.
E’ quanto emerso stamani durante l’incontro che ha visto i segretari generali di Spi Cgil Mantova Carlo Falavigna, Emilio Benfatti Uilp Uil Cremona Mantova e Giusy Amadasi Fnp Cisl Asse del Po annunciare la grande manifestazione unitaria che sabato li porterà a Roma al Circo Massimo a rivendicare una serie di provvedimenti.
L’incontro è stata l’occasione per fare anche il punto della condizione in cui vivono i tantissimi pensionati mantovani. Circa diecimila devono farcela addirittura con meno di 500 euro al mese.
Tra le cause di pensioni così basse di certo l‘aver svolto in passato lavori agricoli, non a caso la media delle pensioni in città è ben più alta e arriva a 1170 euro lordi.

LE RIVENDICAZIONI
Saranno in 170 da Mantova a partire per Roma, divisi tra pulman e treno. Numerose le rivendicazioni ad iniziare da una parità delle detrazioni fiscali con gli altri Paesi europei. Basti pensare che in Italia una pensione di 19.500 euro lordi lascia al fisco il 20,73% (4.042 euro) contro lo 0,2 in Germania (39 euro), il 5,2% in Francia (1014 euro), il 9,5% in Spagna (1852 euro).
“Basta poi – dicono Falavigna, Benfatti e Amadasi – continuare a mettere le mani in tasca ai pensionati e pensare invece a un aggiornamento delle pensioni che non sia una presa in giro come l’ultimo provvedimento approvato che si traduce in circa 6 euro in più all’anno. Serve invece una rivalutazione annua che permetta di mantenere il potere d’acquisto negli ultimi anni fortemente eroso”
Vi è poi la richiesta di una legge seria e risorse specifiche sulla non autosufficienza che ormai è un’emergenza nazionale e lo sarà sempre di più visto l’allungamento medio della vita.
Sempre in tema di assistenza i sindacati dei pensionati chiedono una separazione della previdenza dall’assistenza, un sistema sanitario adeguato, oggi mancante, che non costringa a rivolgersi di continuo al privato per riuscire a farsi curare in tempi e modi dignitosi.
Il fondo pensioni oggi è in attivo – spiegano i sindacalisti – ma c’è l’assistenza che incide per un 15%, non si può andare avanti così”.
Infine uno sguardo anche allo squilibrio sociale a cui saremo costretti in futuro visto che per i lavoratori di oggi si parla di una pensione pari al 48% dello stipendio. Un quadro quest’ultimo che si tradurrà con una vera e propria bomba sociale, senza pensare ai tanti giovani che oggi aprono la partita Iva e non versano contributi sufficienti per avere un giorno una pensione che permetta loro di mantenersi  ma anche di garantire nei prossimi anni una previdenza dignitosa a chi uscirà dal mondo del lavoro prima di loro.