Il dovere della memoria: “Raccontiamoci le mafie” si apre con il ricordo delle vittime innocenti

Il dovere della memoria:
GAZOLDO DEGLI IPPOLITI – Per non dimenticare, per impegnarci di più tutti. Questo il monito con cui si è aperta ieri a Gazoldo degli Ippoliti la settima edizione della rassegna “Racontiamoci le mafie” che ha dedicato l’evento di apertura al ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Dopo il saluto del sindaco di Gazoldo Nicola Leoni a prendere la parola sono stati infatti Paolo Setti Carraro e Michela Pavesi. Il primo è il fratello di Emanuela Setti Carraro uccisa insieme al marito, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nell’agguato mafioso del 3 settembre 1982 a Palermo.
Michela Pavesi è invece la zia paterna di Cristina. Era una studentessa universitaria che il 13 dicembre 1990 perse la vita durante un agguato della banda di Felice Maniero, boss della mafia del Brenta, ai danni di un vagone postale.
Setti Carraro ha ricordato la scelta della sorella di seguire comunque il marito a Palermo nonostante sapesse il pericolo a cui andava incontro. Ha anche sottolineato l’importanza di continuare a ricordare la battaglia di Dalla Chiesa e il suo sacrificio ma ha anche biasimato chi oggi lo fa, nelle cerimonie ufficiali, senza conoscere la figura del generale assassinato  nella strage di via Carini. E a tal proposito Setti Carraro punta il dito contro una certa retorica della memoria che alle parole non fa seguire i fatti. “Si sono persino dimenticati di citarlo nell’annuario dei carabinieri”
Non ci sono invece cerimonie per Cristina Pavesi che il 13 dicembre 1990Cristina era di ritorno dall’Università di Bologna, contenta perché le avevavano appena assegnato la tesi di laurea. Si trovava sul treno Bologna-Venezia, quando verso le 18,30, all’altezza di Barbariga di Vigonza, nel padovano, il boato di un’esplosione investì il treno su cui viaggiava e la ragazza morì sul colpo a soli 22 anni. La banda di Felice Maniero stava dando l’assalto a un treno postale, partito da Venezia per Milano, con l’intenzione di impadronirsi dei 6 miliardi di vecchie lire che stava trasportando e per farlo decise di usare una carica di tritolo sui binari, per spezzare in due il vagone blindato. Ma proprio in quel momento nella direzione opposta stava passando il Bologna-Venezia su cui era seduta Cristina. La zia racconta come “quella di Maniero non fosse la mafia del Brenta ma quella dell’intero Veneto che veneti stessi non vogliono però ammettere. Lui, divenuto poi collaboratore di giustizia, fu condannato a tre mesi per quel delitto e per Cristina non vi fu nemmeno giustizia”.
Emanuela e Cristina, due giovani donne dunque, vittime innocenti delle mafie, la cui memoria non deve mai venire meno. “Per questo giro per le scuole, incontro e parlo con i ragazzi” dice Michela Pavesi.
E proprio i ragazzi, tre neo diciottenni, sono stati tra i protagonisti dell’incontro di apertura della rassegna. A loro, Luca Guarnieri, Andrea Maccari e Sara Piva, il sindaco Nicola Leoni ha consegnato la Costituzione, la sintesi più alta delle regole di convivenza civile della comunità.
In serata la rassegna è proseguita a Marmirolo in teatro con lo spettacolo ‘Ndrangheta” della compagnia Teatro Brescia. E’ il racconto della mafia più potente e ricca del mondo che nasce e comanda nella regione più povera d’Europa. Un viaggio agli inferi tra gironi pieni di criminali e collusi, ma è anche un cammino di speranza verso un futuro possibile di riscatto.