Cala l’occupazione nel Mantovano. Il 78% dei contratti è flessibile ma cresce la stabilizzazione di quelli determinati

MANTOVA – Crescono le cessazioni e diminuiscono gli avviamenti ma vi è un incremento importante delle stabilizzazioni dei contratti. Sono alcuni dei dati analizzati nell’ultimo numero della Newsletter Lavoro redatta dall’Osservatorio mercato del lavoro dell’Area Servizio Mercato del lavoro e Cpi della Provincia di Mantova.  

Nel secondo quadrimestre del 2023, la situazione occupazionale in provincia di Mantova ad un primo sguardo si presenta negativamente, evidenziando un lieve aumento delle cessazioni e una lieve diminuzione degli avviamenti rispetto all’anno precedente.

Dall’analisi degli avviamenti si nota come, nel secondo quadrimestre del 2023, il 43% delle assunzioni riguardi donne che continuano dunque a rimanere in una percentuale inferiore rispetto agli uomini. Guardando le età si nota come la fascia 15-29 anni è quella con il maggior numero di avviamenti, diminuita però del 4% rispetto all’anno precedente. Le rimanenti tre fasce d’età si attestano intorno ai 4mila avviamenti e quella dei 50-64 anni registra un aumento del 3% rispetto al 2022. Il settore Commercio e Servizi presenti per tutti e tre i quadrimestri di quest’anno i valori più alti.
I contratti di lavoro flessibili rappresentano nel secondo quadrimestre 2023 il 78% del totale mentre i contratti di lavoro permanente il 22%, nel 2021 i valori erano rispettivamente dell’81% e del 19%.
Rispetto agli anni precedenti si ferma la crescita dei contratti di lavoro stabili, in particolare i contratti di lavoro a tempo indeterminato sono diminuiti del 4%.

Emerge comunque un dato incoraggiante: un incremento del 17% delle stabilizzazioni dei contratti a tempo determinato. Questo andamento riflette la risposta proattiva dei datori di lavoro di fronte al fenomeno delle “grandi dimissioni”, che caratterizza il panorama lavorativo italiano generale degli ultimi anni. In un contesto in cui la fuga di competenze rappresenta una sfida costante, molte aziende stanno infatti adottando strategie volte a preservare il proprio capitale umano. La scelta di stabilizzare contratti a tempo determinato si configura come una soluzione funzionale, che consente alle imprese di soddisfare le esigenze dei propri dipendenti preservando, al contempo, le competenze del capitale umano dell’azienda. Questa tendenza riflette forse una nuova prospettiva nell’approccio alle risorse umane, mettendo in evidenza la volontà di investire nella continuità professionale e nella valorizzazione delle risorse interne, anche alla luce della scarsità di capitale umano disponibile, come evidenziato nel successivo approfondimento riferito al fenomeno delle dimissioni.

Si assiste infatti a una riduzione della popolazione attiva e più in generale a un declino demografico che porta ad avere un’area sempre più ristretta di potenziali lavoratori.
Il posto stabile e una retribuzione maggiore non sono le motivazioni principali per cambiare lavoro. Le esigenze dei lavoratori sono cambiate e sono più incentrate sul proprio benessere personale, laddove è in atto un cambiamento del sistema valoriale dell’occupazione che mette al primo posto la salvaguardia della qualità della vita. Per le aziende diventa quindi sempre più strategico tentare di assecondare le esigenze del personale tenendo conto del maggiore interesse ad esempio per gli equilibri tra vita e lavoro o per le opportunità di formazione al fine di trattenere per quanto più possibile il capitale umano specializzato all’interno della propria realtà lavorativa.